Se si volge lo sguardo ai graffiti rupestri rappresentare attraverso le immagini è sempre stato un modo per filtrare la realtà e darne conoscenza alle generazioni successive.
Oggi la PNL ci insegna che la “realtà” che percepiamo passa attraverso le nostre routine abituali.
Il pittore esamina un volto, un paesaggio, un colore o la luce per trasmettere sensazioni o conoscenze.
Il pittore che vuole comunicare sa che deve perforare la percezione della realtà del suo pubblico per riuscire a far transitare quello che vuole esprimere.
In una specie di Reverse Engineering espone se stesso alla lettura del suo animo.
Gioia, tristezza, paura e rabbia filtrano attraverso le trame del colore e si fissano nel momento creativo.
Per questo motivo più spesso ricevo complimenti per i miei “tramontini” e “praticelli fioriti” dove il mio bisogno di pace interiore troverebbe spazio per correre sereno.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con il mercimonio dell’arte o con frasi assurde come “l’artista voleva comunicare…” detta da qualche critico.
L’opera bella viene riconosciuta dal pubblico.